L’albergo diffuso. Sentirsi a casa, nuova frontiera del turismo?

11 luglio 2016 14:56 di jazzi

di Roberto Mostarda

Le forme del turismo potrebbero essere il tema conduttore di una riflessione approfondita che cerchi di analizzare e individuare i modi nei quali si può realizzare l’ospitalità e l’accoglienza. Studi, sperimentazioni, pratiche positive fanno parte della realtà e del lavoro di un settore dalle possibilità e dalle potenzialità pressoché illimitate.

Il turismo può essere individuale, di gruppo, di massa. Organizzato, frutto di costruzione personalizzata. Non esistono limiti o formule nelle quali si può attuare. Il senso e il valore sta soprattutto nel venire incontro alle necessità del pubblico e del soggetto turista, intercettandone i bisogni e trovando le risposte ad essi come anche sviluppando le potenzialità dei luoghi, delle collettività, per avvicinare la domanda e l’offerta. Concetti in apparenza semplici, ma la cui realizzazione risente della disposizione delle collettività, dagli obiettivi che si intendono perseguire, dal saper costruire ed entrare in sintonia con la richiesta. Al fondo il concetto semplice ma centrale del turismo come cultura, un bene trasmissibile e per trasmettere il quale occorrono strumenti e metodi adeguati.

Tra le formule che in alcuni ambiti territoriali, soprattutto in Europa, si stanno studiando e ponendo in essere, possiamo annoverare quello dell’albergo diffuso. In sostanza è definito come «un’impresa ricettiva alberghiera situata in un unico centro abitato, formata da più stabili vicini fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi di standard alberghiero a tutti gli ospiti». L’albergo diffuso, come è evidente fin dal nome, è in primo luogo un albergo, anche se un albergo particolare, che non si costruisce, ma che nasce mettendo in rete case pre-esistenti. In altre parole l’albergo diffuso è un albergo orizzontale che si caratterizza per una serie di requisiti messi a punto dopo una lunga serie di esperienze sul campo avviate a partire dai primi anni ’80 in Friuli e Sardegna.

Il concetto di albergo diffuso nasce in Carnia (Friuli-Venezia Giulia), a seguito del terremoto del 6 maggio del 1976 e della necessità di valorizzare le case mano a mano che queste venivano ristrutturate. Il primo documento che riporta il termine albergo diffuso è il progetto-pilota di Comeglians (Borgo Maranzanis) del 1982. Le prime parziali esperienze di albergo diffuso nascono nel 1994 a Sauris a seguito del Progetto Turismo dello stesso comune del 1982, nel 1995 a Bosa in Sardegna e successivamente ad Alberobello, in Puglia. Oggi vi sono alberghi diffusi anche nelle Marche e in altre regioni del centro e nord Italia. Nel Lazio a Trevignano Romano sulle rive del Lago di Bracciano l’albergo diffuso Borgo Vistalago nato nel 2012. In Molise, l’albergo diffuso Residenza Sveva è nato nel febbraio 2005 nel Borgo marinaro di Termoli. In Abruzzo,l’albergo diffuso Sextantio è nato nel 2001 recuperando antiche abitazioni nell’antico borgo di Santo Stefano di Sessanio e il progetto si estenderà anche nei borghi di Castel del Monte e Rocca Calascio nonché in altri borghi. In Basilicata l’albergo diffuso Grotte della Civita (Sassi di Matera) del Gruppo Sextantio nasce con l’intento di recuperare il centro storico di Matera celebre per le famose grotte dove sono state ricavate delle residenze.

Il Friuli-Venezia Giulia resta la regione dove essi sono più diffusi. Il Friuli, abbiamo visto, è la regione dove nasce l’idea e dove la formula sembra aver attecchito con maggior significato, senza cioè trasformarsi in un albergo sotto mentite spoglie, ma rispettando il valore base: vivere come in albergo, ma in una casa propria con ciò privilegiando la libertà e la fruizione nei termini e nei modi propri di una vacanza personalizzata. Proprio nelle scorse settimane, a Sutrio, in provincia di Udine, nelle montagne alpine della Carnia, ai piedi del monte Zoncolan, si è tenuto un incontro per fare il punto sulla prima fase di un progetto che ha coinvolto l’Alto Adige, il Friuli, il Veneto e la regione del Salisburghese in Austria. Riunite insieme quattro località: Sutrio, Sauris, Sappada e Werfenweng.

Ognuna ha sviluppato il modello di albergo diffuso coniugandolo alla sua realtà sia territoriale che amministrativa. Il dato che è emerso è che l’azione di coinvolgimento delle collettività locali deve andare di pari passo con la creazione di un’attività organizzativa, infrastrutturale e di marketing. In buona sostanza, il concetto base è che l’ospite non vive passivamente ciò che viene offerto ma si integra nel contesto sociale e partecipa alla vita della comunità. Per far funzionare il sistema, occorre però creare una rete di riferimento che nel caso specifico si è inserita nel progetto Interreg IV che nel 2014 ha concluso la sua prima fase. La seconda si svilupperà sino al 2020. Molti i passi avanti fatti, ma molto resta ancora da fare. La crisi economica, le difficoltà complessive fanno sentire il loro peso e in molti casi indeboliscono la volontà stessa di procedere nella realizzazione compiuta del disegno di albergo diffuso.

Ogni località, ogni realtà ha poi caratteristiche proprie che rendono la fruizione del sistema differente ancorché improntata a concetti simili. Quello che, in particolare, si può definire il modello autentico di riferimento che nell’evoluzione pratica ha centrato il significato del sistema di albergo diffuso, è certamente Sutrio, in provincia di Udine a nord di Tolmezzo. Qui esiste ormai come realtà consolidata l’Albergo Diffuso Borgo Soandri, una realtà che negli anni ha cambiato il modo tradizionale di intendere la ricettività alberghiera. Nasce infatti dall’idea di mettere in rete il patrimonio edilizio del paese, rendendolo una componente essenziale dell’offerta turistica. Le camere d’albergo, invece che essere fisicamente situate in un unico edificio, sono sparse nell’antico borgo di Sutrio e nelle sue frazioni: il turista ha quindi l’opportunità di vivere in un ambiente non artefatto, di immergersi nella vita del paese e di godere appieno del relax offerto dalla quiete del luogo. L’ospite quindi assapora il suo soggiorno in un paese che è albergo e vive una vacanza rigenerante, alla scoperta della cultura, delle tradizioni e del ritmo di vita di un classico borgo di montagna.

L’Albergo Diffuso è nato per incentivare lo sviluppo economico e diventare volano di uno sviluppo turistico a impatto zero, con un occhio di riguardo per l’ambiente, nel rispetto della popolazione e della tradizione locali. Borgo Soandri ha circa 150 posti letto, suddivisi in quasi 40 appartamenti, che diventano un “Albergo” coordinato e organizzato come un’unica struttura ricettiva. Gli appartamenti sono stati ricavati dall’attenta ristrutturazione di edifici rurali, antiche case con portici in pietra e austeri palazzotti settecenteschi nel cuore di Sutrio, che – con le loro possenti pietre e i ballatoi in legno- rispecchiano la più autentica e caratteristica architettura carnica: una soluzione dal fascino autentico, che sa di storia, unita alla comodità dei servizi tipici di un moderno albergo.

Negli altri centri interessati come Sauris, Sappada, e Werfenweng si sono sviluppate forme di ospitalità simili che vengono definite sia di albergo diffuso sia di zimmer frei e che si collegano alle particolarità locali, sintetizzandone cultura, storia e tradizioni. A Werfenweng, ad esempio non c’è un albergo diffuso come in Friuli, ma nel progetto si è cercato di applicare alcuni aspetti del modello, coinvolgendo le piccole strutture (b&b, appartamenti e agriturismi), cercando di sviluppare le potenzialità secondo le sensibilità locali. Il prodotto che ne è uscito è una sorta di mezza pensione su misura. Le strutture coinvolte sono 15. In totale nel paese austriaco vi sono 2000 posti letto, quelli che possono considerarsi albergo diffuso sono 180.

A Sappada il discorso riguarda gran parte delle strutture alberghiere in un progetto che viene indicato come “ospitalità autentica”. Sono 650 i posti letto definibili di albergo diffuso, il 32,5 per cento delle disponibilità totali. Il Consorzio di Sappada costituisce il fulcro dei servizi dell’Ospitalità Diffusa, che offre la disponibilità di numerosi alloggi, ognuno con una totale autonomia abitativa. Le strutture sono dislocate lungo il paese, pensate e integrate nel territorio.

Più legato alla formula del borgo che si offre come luogo ospitale, Sauris, il più alto dei comuni carnici, isola linguistica germanofona. Qui la proposta è quella di condividere gesti e ritmi della gente locale nella quotidianità. Si può scegliere se farsi coinvolgere dalla vita del luogo o osservarla in tranquillità. A Sauris i posti letto, in strutture locali ristrutturate con la ricostruzione di un piccolo borgo, sono 135. Le altre località carniche con strutture di ospitalità legate al concetto di albergo diffuso sono Comeglians, il primo centro dal quale si formò il nucleo originario, con 166 posti, Lauco con 124, Paluzza con 84, Tolmezzo con 90 e Ovaro con 155.

Dal Wall Street International, pubblicato il 2 Giugno 2015.

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