di Luigi Grazioli.
L’uomo ha sempre dormito sotto le stelle. Per necessità o scelta, disperazione o desiderio, solitudine o bellezza. Anche oggi, anche qui. E sempre, prima o poi, che ci si trovi in riva al mare o in montagna, in un campo o nel deserto, in un bosco o in una radura, scatta qualcosa. Si sentono più forti i rumori e i profumi, l’aria è più pungente o più rinfrescante, le ombre si fanno più nette, le cose escono dal buio. E sopra c’è il cielo, e nel cielo le stelle. Non è questione di romanticismo o misticismo posticcio; è così: inevitabilmente il nostro rapporto con il mondo attorno cambia. A partire dal suolo per finire più in alto. Cambia il senso della limitatezza e dell’immensità. Basta niente.
L’esperienza dell’immensità inimmaginabile dell’universo stordisce, la percezione che la trasmette, il cielo stellato sopra di noi, incanta, disorienta e appaga. La terra sotto di noi, la natura, impaura e rasserena. Nessuna sensazione è pura. Le proviamo insieme. Tutto ci avvolge e accoglie. Ci piomba addosso e ci protegge. Ci mostra il nostro niente e che questo niente è nel tutto, è tutto. È questa la loro forza.
Raramente si capisce, ma quasi sempre, se si libera la testa, se si guarda e basta, se si presta un po’ di attenzione, si avverte. Senza dubbio alcuno. È l’evidenza stessa.
E allora ci si abbandona. E magari la fantasia parte e non ci sono parole. Perché sì, ci sembra, a tutti, di saperlo perché “tanto / di stelle per l’aria tranquilla/ arde e cade, perché si gran pianto” ecc., e ognuno gli cuce attorno le sue storie, e in mancanza di parole una colonna sonora.
Questa è quella che proponiamo noi.
Jefferson Starship – Have you seen the stars tonight
Pink Floyd – Interstellar overdrive
Rolling Stones – 2000 Light Years From Home
Cat Stevens – The boy with the moon and star on his head
Paul Simon – The boy in the bubble
Neil Young – Natural beauty
Van Morrison – In the garden
Nick Drake – Pink moon
Pierre Akendengue – Silence
Alexi Murdoch – Crinian wood
Pubblicato su Doppiozero il 10 Agosto 2016