di Luca Gianotti e Luigi Nacci
È l’anno dei cammini, nascono cammini a decine, dedicati a santi e briganti.
Ma nessuno si è mai preso l’impegno di dare una definizione che tracci il confine tra ciò che è un Cammino e ciò che invece non lo è. È un terreno molto rischioso, c’è il rischio di sbagliare, ma crediamo sia importante e utile in questo momento. L’importante è essere il più possibile inclusivi, siamo aperti alle proposte e disponibili alle integrazioni.
Pensate che sia inutile? Che è bello che ognuno decida cos’è cammino in cuor suo? Certo, è giusto pensarlo, però leggete questo decalogo e dite se vi piacerebbe camminare su un cammino che ha parametri contrari a quelli che abbiamo provato a classificare. Non vuole essere un decalogo per dare certificazioni, non ci arroghiamo nessun diritto, ma vorremmo dare una serie di indicazioni e suggerimenti per migliorare il nostro percorso di costruttori di Cammini.
- Si definisce “cammino” un percorso di almeno 3 giorni consecutivi.
- Si definisce “cammino” un percorso a piedi dove l’asfalto sia fino al 50% del totale. E che nella sua descrizione informi il camminatore della percentuale di asfalto per trasparenza. All’inizio un cammino può anche avere più asfalto, ma poi si deve lavorare con impegno a ridurre questa percentuale ai termini accettabili per il bene del camminatore.
- Si definisce “cammino” un percorso con un tema significativo, a cui il cammino è intitolato, un tema che può essere spirituale, storico, religioso, culturale, artistico, naturalistico o altro, un tema che permei di un contenuto principale tutto il cammino stesso. Ci possono poi essere tanti altri temi secondari. In generale possiamo dire che un cammino è il risultato di un processo di condivisione: una comunità che si ritrova intorno ad una memoria. Ci devono essere storia, natura, cultura, società, tradizioni popolari.
- Si definisce “cammino” un percorso percorribile a piedi senza pericoli per chi lo percorre. E possibilmente percorribile anche con altri mezzi non motorizzati, come biciclette, cavalli, asini e altro. Sarebbe anche auspicabile che i cammini costruiscano varianti per persone disabili o con mobilità diminuita. Anche se non sempre è possibile, ma chi lavora alla progettazione di un cammino deve tenerne conto, così come deve tener conto delle barriere architettoniche dei posti tappa.
- Si definisce “cammino” un percorso in cui ci sono posti tappa suggeriti e possibilmente convenzionati, e informati di essere sul Cammino. Questi posti tappa devono essere a distanze uniformi (ogni 20 km o simili). E devono possibilmente avere caratteristiche di ospitalità uniformi (ospitalità pellegrina tipo ostello, b&b, agriturismi, oppure parrocchie, oppure tenda). L’importante è che ci sia sempre un posto tappa raggiungibile e fruibile per la gran parte dell’anno dai camminatori (con o senza prenotazione) a una distanza accettabile. Inoltre, chi accoglie deve sapere che sta accogliendo viandanti e pellegrini, per questo chi progetta il cammino deve informare e “formare” chi fa l’ospitalità.
- Si definisce “cammino” un percorso in cui possibilmente esiste una credenziale/lasciapassare/salvacondotto/documento di viaggio da far timbrare, e un testimonium/attestato di fine viaggio. Il nome dipende dal tipo di cammino, laico o religioso. I cammini che ancora non ne sono dotati devono avere almeno come intenzione quella di avere questo strumento di identificazione o uno similare. Ma questa regola può anche non sussistere, è – diciamo – regola accessoria.
- Si definisce “cammino” un percorso segnato, o tabellato, o marcato in altro modo, o dalla combinazione di tutti questi sistemi di segnatura. L’importante è che la segnaletica sia adatta alle esigenze del camminatore, e che il cammino sia percorribile senza che il camminatore si perda ogni cento metri.
- Si definisce “cammino” un percorso di cui è possibile trovare mappe, tracce gps, una guida stampata o in formato digitale, o – se così ancora non è – che il cammino si stia attrezzando o prometta di farlo in futuro.
- Si definisce “cammino” un percorso in cui è possibile vivere un’esperienza di vita profonda, con momenti di intimità e introspezione e momenti di condivisione. Il cammino lo deve consentire, ma sta a voi cogliere questi momenti!
- Si definisce “cammino” un percorso alla portata di tutti, camminatori sportivi ma anche persone non abituate a camminare, eventualmente avendo sempre più opzioni, con tappe lunghe o brevi tra cui scegliere.
Proprio mentre scriviamo ci è arrivata la Direttiva del MiBaCT che istituisce l’Anno dei Cammini e un “Atlante dei Cammini d’Italia”. Ecco la definizione del Ministero, che si integra con la precedente:
«Sono considerati “cammini” gli itinerari culturali di particolare rilievo europeo e/o nazionale, percorribili a piedi o con altre forme di mobilità dolce sostenibile, e che rappresentano una modalità di fruizione del patrimonio naturale e culturale diffuso, nonché una occasione di valorizzazione degli attrattori naturali, culturali e dei territori interessati. In coerenza con la visione del Consiglio d’Europa, i cammini attraversano una o più regioni, possono far parte di tracciati europei, si organizzano intorno a temi di interesse storico, culturale, artistico, religioso o sociale» (Mibact decreto 567 del 16/12/2015).
Ci auguriamo che questa riflessione possa aiutare alla costruzione di un Atlante dei Cammini d’Italia, e a mettere in rete tutti i cammini. Perché è il viandante che fa il cammino, ma anche coloro che fanno il lavoro di progettazione, creazione, manutenzione, quasi sempre spinti da passione e animo volontaristico. Siamo disponibili a confrontarci con tutti, per il bene dei cammini stessi, dunque Buoni cammini!
Luca Gianotti (Compagnia dei Cammini, direttore editoriale Edizioni dei Cammini)
Luigi Nacci (scrittore, Compagnia dei Cammini, Rolling Claps)
Pubblicato da Cammini.eu il 10 febbraio 2016
in copertina: Hamish Fulton, Walk, 2012.