Slowpath
25 ottobre 2016 8:25Di Francesca Martucci
1. STUDIO DELL’AREA
Per iniziare un progetto la consapevolezza (spaziale/economica/sociale) del contesto è necessaria. Le nostre esperienze dirette ci hanno portato a considerare questa zona come luogo di contraddizioni che spesso si incontrano senza dialogare: la convivenza tra elementi discontinui è favorita dal vivere lento tipico del territorio che mitiga il passaggio tra ambiti discordanti rendendola un’esperienza tutt’altro che traumatica ma anzi educativa. Interrogandoci sulla possibilità di rigenerare quest’area ci siamo chiesti se fosse più utile una risposta architettonica o una sociale: riteniamo che, per vocazione del territorio, sia più giusta una programmazione dal basso piuttosto che l’imposizione di un intervento calato dall’alto e che vive di per se stesso. Dopo il riconoscimento delle tante risorse materiali ed immateriali del territorio, abbiamo estrapolato le tematiche che possono rappresentarne i principali attrattori: ambiente, enogastronomia e cultura.
2. MAPPATURA DEI PUNTI DI INTERESSE
A questo punto abbiamo individuato i maggiori luoghi/elementi di interesse nella zona circostanziale l’area degli jazzi, prevedendo un ampliamento della stessa da mappare in un futuro prossimo. Ciò che vogliamo ottenere è la restituzione di una rete di “pitstop”, punti di riferimento e mete verso cui i viaggiatori tendono e da cui ripartono: insomma una vera mappa che guidi un qualsivoglia individuo alla scoperta della zona e delle sue ‘identità’. Questa diventa una sorta di piattaforma open source* di base offerta alla comunità che può e deve essere ampliata grazie all’aiuto dei fruitori stessi i quali, in prima persona, possono aiutare a trovare nuovi luoghi. *Abbiamo elaborato anche una bozza di prova per un sito internet apposito: http://slowpath.weebly.com/
3. MAPPATURA DELLE CONNESSIONI
In questa fase si rende necessaria una rete di percorsi che possa collegare i principali punti di interesse dapprima tra loro e poi con il resto del territorio. Quest’azione implica una serie di opere da effettuarsi su tutti i sentieri: in primis interventi di pulizia e manutenzione dei sentieri già esistenti, messa in sicurezza degli stessi (soprattutto quelli in montagna) attraverso corrimano ed elementi luminosi (a energia solare) che rendano possibile vivere la notte con escursioni e passeggiate; in secondo luogo bisogna rendere visibili i sentieri ‘non sentieri’ percorsi spontaneamente dai viandanti.
4. ADEGUAMENTO DELLE ZONE SCELTE PER ACCOGLIERE ATTIVITA’
Vivere i luoghi rende necessario il loro adeguamento, soprattutto rispetto alle funzioni che vogliamo promuovere: nella fattispecie gli jazzi vanno restaurati e le aree di pertinenza ripulite. L’intervento di restauro che si intende proporre è volto alla conservazione della struttura che vuole restituirne l’immagine originaria (nei limiti delle direttive previste dall’ente parco) e contemporaneamente assicurarne la fruizione in sicurezza. Poiché le reali opportunità Associazione Jazzi – 1 / 4 – 17.10.2016 del Cilento possono essere individuate in riferimento al fattore rurale, abbiamo pensato di incentivare quelle attività che, oltre a fornire prodotti materiali, riescono a promuovere la cultura, in particolar modo quella rurale. In tal senso, nell’area dello jazzo Murici e in quella del pastore a Piano, più facilmente raggiungibili, la fattoria didattica rappresenta una giusta mediazione, in quanto capace di rendere effettivamente fruttuosa sia la sfera economica che quella socio-culturale. Nel primo caso la fattoria è favorita dalla vocazione produttiva della zona (ulivi); nel secondo caso lo jazzo può diventare luogo conoscitivo dell’attività di pastorizia. Le aree di pertinenza dei restanti jazzi (Cropana e Valli Cupi) più propense ad essere vissute come luoghi di passaggio o sosta e meno idonee ad accogliere attività produttive, andrebbero attrezzate al fine di valorizzare l’elemento paesaggistico.
5. INSTALLAZIONE DI LANDMARK
L’installazione di oggetti architettonici e di design che segnino la presenza di un punto focale del percorso è da noi ritenuta un modo efficace per rendere il viaggio un’esperienza. Essi devono evocare la natura del luogo in cui sorgono e allo stesso tempo recare informazioni sulle peculiarità dell’area. Che sia una finestra sul golfo di Palinuro, una tettoia che offre riparo sul monte Bulgheria o una pedana di sosta lungo il percorso che porta ad uno jazzo, l’importante è che sia frutto di una progettazione partecipata e sostenibile che non sia d’ostacolo al luogo ma di esaltazione dello stesso.
6. SESTO TEMPO
Il nostro progetto si realizza nel sesto tempo: l’istante in cui il fruitore che percorre i luoghi, utilizzando la mappa come strumento vivo, la consulta e, contemporaneamente, la arricchisce attraverso la propria esperienza. La mappa non è di per se’ fine ma mezzo: strumento di conoscenza, opportunità di allargare i propri orizzonti; un oggetto, insomma, che dimostra che è sempre meglio perdersi sulla strada di un viaggio difficile che non partire mai.
CONCEPT
In architettura siamo abituati a considerare il concept come una fase metaprogettuale in cui, condizionati da una pluralità di suggestioni ed esperienze, si elaborano le linee guida di un progetto. Questa operazione è generalmente tradotta in un elaborato grafico ma, dovendo nel nostro caso spiegarlo a parole, abbiamo utilizzato la tecnica del BRAINSTORMING*, che ci aiuta ad esporre in modo sintetico ciò che ci ha condotto a formulare la nostra idea: •Frammentarietà delle identità territoriali; •Diversità come punto di forza; •Necessità di una rete di interconnessione tra elementi discontinui; •Network: base concettuale, architettura: base pratico|progettuale; •Potenzialità intrinseche (sottovalutate) delle aree a vocazione rurale; •Lo spazio come opportunità rispetto allo spazio come risorsa data; •Stile di vita lento del territorio: processo rigenerativo efficace se lento e continuo nel tempo; •“Non bisogna aver fretta di prendere il treno, ma bisogna essere consapevoli che un treno sta passando e che non è difficile salire ma occorre sapere le ragioni del viaggio” (Piano economico e sociale, Gino Marotta); •Attenta programmazione dal basso piuttosto che intervento puntuale ed estemporaneo imposto dall’alto; •Tutela attiva del territorio; •Promozione delle tematiche peculiari del territorio/principali attrattori turistici; •Non pensare a ciò che non si ha ma a ciò che si può fare con le risorse disponibili; •Restauro conservativo degli jazzi; •Proposta di funzioni compatibili con le peculiarità del territorio; •Installazioni che migliorino la fruizione dei luoghi. Tutti questi input ci hanno portato a definire l’idea di una programmazione che, tenendo conto delle potenzialità del territorio, promuova lo sviluppo dell’area oggetto di studio. *Metodo decisionale in cui la ricerca della soluzione di un dato problema è effettuata mediante sedute intensive di dibattito e confronto delle idee e delle proposte espresse liberamente dai partecipanti.
OBIETTIVI
Dallo studio effettuato sul Cilento lo si può considerare come un luogo costellato da piccole eccellenze e singolarità che, restando isolate, non sono portate ad uscire fuori dal contesto territoriale. Recepire la potenzialità di un territorio nella diversità delle sue componenti è un passo fondamentale all’interno di un processo sociale di rigenerazione urbana: la diversità considerata come punto di forza e non più come elemento a sfavore dello sviluppo rende infatti fattibile l’idea (già proposta da Persico) di rielaborare in modo unitario i frammenti di un territorio, impiantando nuove esperienze e nuovi comportamenti che possano realizzare così un’identità nuova, nel senso di unificata e rinnovata. Se, come scrive Persico, il capitone è un’anguilla in potenza*, anche il Cilento è un’identità in potenza che, con gli stimoli giusti, può incoraggiare risvolti interessanti. Alla luce di questi fatti, il nostro obiettivo può dirsi quello di creare una rete di interconnessione che riallacci le identità frammentarie del territorio: il Cilento non ha bisogno che si crei qualcosa di nuovo ma piuttosto che si trovi un’idea che sappia sfruttare al meglio le risorse già disponibili. Come vogliamo attuare questo obiettivo: attraverso la realizzazione di biopercorsi, fattorie didattiche ed altri espedienti che, corredati da una certa componente architettonica, promuovano gli aspetti tipici dell’area di progetto, incentivando promotori e fruitori a tutelarla. Quest’azione, che deve nascere dal basso per poi radicarsi nei vari ambiti della comunità, non può fermarsi ad un intervento puntuale ed estemporaneo, ma deve inserirsi all’interno di una programmazione lenta (Ci//lento) e continua nel tempo che determini uno sviluppo sostenibile nella misura in cui soddisfa il bisogno delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità di soddisfare quello delle generazioni future. * da ”Il Cilento deve cambiare” di Franco Chirico, in post-fazione di Pasquale Persico.
FATTIBILITÀ TECNICA
Ciò che si rende necessario ai fini della fattibilità della programmazione messa in atto, è la collaborazione integrata tra i proprietari degli jazzi e le nascenti cooperative di pastori/agricoltori presenti sul territorio che sfociano nella realizzazione di itinerari tematici. Tali itinerari si sviluppano attorno alle fattorie didattiche da noi proposte nelle aree dello jazzo 1 e 4; la scelta deriva dal fatto che il primo risulta facilmente accessibile, in quanto raggiungibile in auto dal vicino centro cittadino (Licusati), e si pone all’inizio di un percorso conoscitivo ideale (ma non esclusivo) che, attraversando gli jazzi 2 e 3, giunge a conclusione nel quarto. Quest’ultimo è stato scelto in quanto, oltre ad essere anch’esso raggiungibile con un 4×4 (possibilità di disporre un eventuale servizio navetta da Celle di Bulgheria), ha una struttura maggiormente predisposta ad accogliere utenti. La numerosa presenza di fattorie didattiche sul territorio (72 in provincia di Salerno, 34 in Cilento), indice di un’esperienza già consolidata, favorirebbe l’insediamento delle due previste dalla nostra programmazione, in virtù di eventuali collaborazioni che incoraggino operazioni di marketing. Per quanto riguarda le installazioni puntuali di cui prevediamo la realizzazione, sono ipotizzate nel rispetto delle normative dettate dal Piano del Parco: saranno perciò strutture prefabbricate temporanee (si eviterà lo sbancamento di terreno per le fondazioni) che utilizzeranno materiali sostenibili, non impatteranno il paesaggio ma anzi ne favoriranno la fruizione ed il godimento. Prevedendo il solo assemblaggio in loco di tali installazioni, esse possono diventare anche oggetto di workshop aperti alla popolazione locale, che darebbero luogo ad una rigenerazione partecipata del territorio.
PIANO DEI COSTI DI REALIZZAZIONE E MANUTENZIONE
L’idea di fondo della nostra programmazione consiste nell’ottimizzare le energie e le risorse di tutti i soggetti in grado di contribuire al processo di sviluppo rurale, costituendo partenariati a livello sub-regionale tra il settore pubblico, quello privato e la società civile. Per quanto riguarda i costi di tale programmazione essi riguardano prevalentemente l’impiego del capitale umano ed economico necessari al restauro degli jazzi, alla ridefinizione e messa in sicurezza delle aree di pertinenza degli stessi e dei percorsi e alla realizzazione delle installazioni puntuali. Questi costi, in una sorta di filiera interlocale, vanno comunque a beneficio delle economie locali, in quanto sia le maestranze che i materiali vanno reperiti in sito o comunque in ambito regionale: ad esempio nel caso delle installazioni puntuali, abbiamo immaginato l’utilizzo di legno di castagno, proveniente dal bosco ceduo della Campania. Fare a priori una stima reale dei costi è inverosimile, tuttavia nell’ambito dello sviluppo rurale del territorio, abbiamo scoperto di poter contare sul supporto economico della PAC (Politica Agricola Comune) che, a partire dal 2014 ha stanziato per i 28 stati membri fondi del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale che ammontano a 95 miliardi di euro (periodo 2014-2020), di cui 10,4 assegnati all’Italia per misure a favore delle zone rurali*. La Campania sostiene lo sviluppo nelle aree rurali attraverso un approccio partecipato fondato su strategie territoriali di sviluppo attuate da partenariati locali, denominati Gruppi di Azione Locale. Questi ultimi sono composti da soggetti pubblici e privati; essi elaborano il Piano di Azione Locale, gestiscono i contribuiti dell’UE e coinvolgono i rappresentanti locali nei processi decisionali. Dei 13 GAL situati in Campania, 4 rientrano nel territorio Cilentano: “I sentieri del buon vivere”, “Vallo di Diano-la città del quarto paesaggio”, “Cilento regeneratio”, “Consorzio Casacastra”. *Documento PAC
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