L’OCCHIO DI SPONGE #6: MADEINFILANDIA CHIAMA GUILMIARTPROJECT

16 febbraio 2017 12:18 di jazzi

di Madeinfilandia.

Il sesto appuntamento de L’Occhio di Sponge sbarca in Abruzzo. Siamo a Guilmi, un paese di 520 abitanti in provincia di Chieti, a metà strada tra il mare Adriatico e i monti della Maiella. In questo luogo, Lucia Giardino e Federico Bacci hanno aperto le porte della loro casa per dar vita a GAP (Guilmi Art Project), uno straordinario progetto di residenza artistica che è riuscito a creare un rapporto fecondo fra ospiti (artisti e curatori), popolazione e territorio modificando profondamente le dinamiche di relazione nel paesino abruzzese. Un cammino tutto giocato su creazioni site-specific e didattica popolare in cui l’empatia, come nelle altre strutture di cui abbiamo parlato, è la forza pulsante.

Vis a Vis e GAP 2012, presentazione di Luogo Comune di Emanuela Ascari.

Com’è nato GAP? Come avete potuto immaginare, sei anni fa, che fosse possibile realizzare progetti d’arte contemporanea in un luogo così poco convenzionale, geograficamente, e non solo, remoto rispetto ai grandi centri dell’arte?
GAP non è stato immaginato o progettato, è nato via via, secondo un approccio aprogettuale, evoluzionista, non creazionista. Nasce da un’operazione di real estate a bassissima scala – l’acquisto della casa sede della residenza – e l’esigenza di riempirla di amici, di vissuto e di ragionamenti. Dall’esigenza di riempire di senso la nostra permanenza in un paese per noi semisconosciuto. Dalla sfida di essere coerenti con quello che facciamo e che ci piace fare anche nel nostro tempo libero, usando l’arte come strumento di comunicazione e di cortocircuito con una comunità ai tempi “aliena”. È stato una sorta d’atto d’egoismo da parte nostra verso gli artisti e verso gli abitanti di Guilmi; un’ibridazione di due realtà che, apparentemente inconciliabili, stanno benissimo insieme. La vera comunicazione si ottiene all’interno dei rapporti di disuguaglianza identitaria, altrimenti diventa espressione di pensieri dominanti. GAP per esistere ha bisogno di differenze, di discontinuità.

Cosa differenzia GAP dalla costellazione di residenze che esistono in Italia? Ritenete di aver dato vita a un modello diverso? E soprattutto quanto contribuisce la specificità di Guilmi a rendere GAP unico?
Crediamo che GAP sia una realtà virtuosa e particolare, ma lasciamo dire ad altri se sia un modello diverso; noi non miriamo a farlo divenire un esempio esportabile. Se ne possono esportare le singole componenti, ma è probabile che nel suo insieme si snaturi, fuori dal contesto d’origine. A Guilmi la sistematizzazione non funziona ed è un bene, così GAP evita di cristallizzarsi. L’impossibilità oggettiva di progettare a lungo raggio, ci porta ad adottare tutta una serie di pratiche di sopravvivenza tendenti a mantenerne il carattere di accessibilità e sostenibilità. Tale asistematicità è diventata l’ossatura di GAP. Unico è anche il rapporto simbiotico tra Guilmi, GAP e il pubblico dei gappisti. Il Comune ha inglobato le iniziative di GAP nel palinsesto ufficiale delle proposte estive guilmesi e, come reazione alla residenza, il paese sta modificando se stesso e le proprie abitudini, come non ci aspettavamo. Ad esempio, ora abbiamo a disposizione la Casa Vacanze (una scuola che d’estate diventa una sorta d’ostello) e altre case, un servizio di colazioni e di lavanderia a prezzi prestabiliti e bassissimi. Il bar è diventato il nostro ufficio con una linea wireless gratuita. Gli ospiti possono partecipare alla produzione di bottiglie di pomodoro per portarsi la propria scorta a casa. Tutto ciò grazie all’incredibile senso d’ospitalità guilmese. In questo senso GAP è un prodotto Made in Guilmi.

GAP 2013, workshop di serigrafia con Francesco Eppestaingher e i ragazzi di Guilmi

Pensate che per dirigere una residenza d’artista sia necessario lo sguardo del curatore?
A volte il curatore può essere l’artista, e viceversa… I confini d’azione dei ruoli possono restare sfumati. Noi aiutiamo l’artista nel suo percorso, ne seguiamo i passi, funzioniamo da stimolo o da filtro, da semplificatori. Spesso ci comportiamo come se GAP fosse una gigantesca opera corale, dove ognuno influenza il risultato e di cui noi curiamo alcuni aspetti di regia. L’artista, il solo vero ospite, ogni anno demarca l’unicità della sua residenza dandogli un titolo. Egli è il fulcro attorno a cui ruota tutto, è il primo rivoluzionario che accetta la sfida. È come Majakovskij alla guida della rivoluzione. Il suo lavoro è la bussola e noi cerchiamo di aiutarlo facendo da tramite e da appoggio; poi ci prendiamo il lusso di narrarne le gesta. Questo vuol dire essere curatori? Allora lo siamo e siamo necessari.

In base a quali categorie di pensiero vengono scelti gli artisti che invitate in residenza? E quanto pesa in questa scelta la loro capacità di lavorare nella sfera pubblica e di dare vita a pratiche relazionali?
Partiamo sempre dal lavoro dell’artista, il quale non deve essere necessariamente qualcuno che lavora nella sfera pubblica. Diffidiamo dalle etichette preconfezionate dai sistemi o dall’accademismo dell’arte che la incasellano in categorie prestabilite, spesso metropolitane e che non funzionano sulle micro-realtà. Andando a vedere mostre, girando per studi d’artista, a volte incappiamo in lavori che ci suggeriscono un possibile sguardo trasversale su Guilmi. A quel punto ci viene voglia di conoscere l’artista un po’ più a fondo e di vagliare la sua reazione a GAP. Se è pronto a mettersi in gioco, può fare il caso nostro. L’empatia interpersonale diventa importante nella fase di condivisione del tempo e dello spazio, ma il punto di partenza è sempre l’opera: se c’è il lavoro e il senso del lavoro, la residenza non sarà banale e sarà sicuramente di successo… E la relazione avverrà, indipendentemente dall’etichetta che poi si dà all’intervento proposto.

GAP 2010, Alessandro Carboni, rethinking human energies, performance

Che tipo di indicazioni vengono date agli artisti? Loro sono chiamati inevitabilmente a pensare un’azione o un intervento che entri in contatto con il microcosmo guilmese, ma forse questo non sempre avviene in modo immediato. Quanta autonomia hanno rispetto a questo “obbligo sociale” e rispetto alle forme degli esiti cui lavorano in residenza?
Quando selezioniamo un artista cominciamo col dirgli le ragioni per cui abbiamo pensato a lui. Questo non lo vincola ad una direzionalità del lavoro, ma sicuramente gli offre un quadro di riferimento del contesto. Il primo vero condizionamento che deve affrontare è la convivenza giornaliera con noi, con il resto del paese, con gli altri gappisti. Il suo operato dovrà svolgersi il più possibile all’aperto, che vuol dire rendersi visibile, creare possibilità d’interazione, chiedere consigli e dare spiegazioni. Le opere dovranno essere realizzate, per quanto si può, con mezzi e sinergie e maestranze reperibili in paese. Per il resto ha libertà di fare ciò che vuole, ma vivendo con noi mattina, pomeriggio e sera, in una casa sulla strada centrale del paese, il condizionamento è scontato. Non crediamo che una residenza debba svolgersi in completa autonomia. Negli anni abbiamo ospitato artisti con diversi approcci metodologici e impianti teorici, adeguandoci e rispettando le loro esigenze, recando il minimo disturbo nelle pratiche di ognuno. Ma siccome partecipare a GAP significa fare un percorso comune, riteniamo che il residente debba aprirsi ad un rapporto di collaborazione e agli stimoli esterni. La messa in atto dell’opera, e l’opera stessa, anche se transitoria, è un atto di condivisione e generosità dell’artista al paese. Guilmi contraccambia il dono prendendosi cura dell’artista e alla fine adottandolo con la consegna da parte dell’amministrazione pubblica della cittadinanza onoraria. Il paese è, volente o nolente, complice di ciò che avviene. Questi aspetti relazionali sono del tutto naturali.

Cittadinanza onoraria agli artisti di GAP 2012

Qual è il vostro pubblico? Quello degli abitanti, o quello avventizio degli artisti, degli operatori di settore e degli amici che affollano Guilmi nel periodo della residenza? O è quello sparso e immateriale dell’art world che viene raggiunto dalle notizie in differita?
Il pubblico di GAP è la comunità, che include i guilmesi, ma anche coloro che accorrono dall’esterno, molti dei quali nostri amici, molti del settore, o di settori affini, moltissimi no. Tutti insieme costituiscono i villeggianti, così abbiamo preso a chiamarli, includendoci noi stessi, volendo ridare valore ad una pratica di far vacanza un po’ demodè, un po’ naif, in cui l’obiettivo principale è stare bene, spendendo poco, mangiando benissimo, traendo beneficio da relazioni interpersonali sincere e dal contatto ravvicinato con pratiche artistiche virtuose. Il pubblico variegato dei villeggianti può intimorire l’artista: è molto difficile pensare di poter reggere un registro per gli addetti ai lavori ed uno per i gli autoctoni. Ma il problema si pone solo in astratto, non esiste realmente. Come ho già detto, quando c’è il lavoro da parte dell’artista, questo viene recepito sia da chi ha un’alta formazione che da chi non ne ha. Magari la differenza sta nell’interrogarsi sulla risonanza che il lavoro avrà nella fase successiva o al di fuori della residenza. Questo è legittimo da parte dell’artista e noi, per quanto possiamo, cerchiamo di dargli visibilità all’esterno, impegnandoci nella comunicazione, per lo più diretta, e vagliando le offerte di presentazione del progetto altrove. Non ci adoperiamo comunque mai a lusingare l’immaterial art world, perché non è nelle premesse e nella natura di GAP. Quando è successo di aver destato interesse in quel mondo, siamo stati più spettatori che registi: sono state le opere degli artisti che hanno ci veicolato in quella sfera.

GAP 2012, Nicola, un anziano guilmese che partecipa alla realizzazione dell'opera di Emanuela AscariQuanto ritenete importante che gli abitanti di Guilmi capiscano in profondità l’operazione GAP in generale e i progetti degli artisti anno per anno?
L’esigenza di cortocircuitare Guilmi con l’arte va di pari passo con la convinzione che tali esperienze di corto circuito siano salutari e mettano in atto processi di conoscenza sani e vitali. Non si tratta di rivoluzioni immediate, ma lente e non lineari. Sicuramente il guilmese prende prima l’aspetto ludico e godereccio della residenza e poi apprende il significato dell’arte. Ma quest’ultimo punto è per noi importantissimo. Per questo dal 2012 abbiamo avviato dei workshop di artisti gratuiti e dal 2013 offriamo ai guilmesi la Nuova Didattica Popolare, condotta da un critico e curatore professionista, Pietro Gaglianò. L’idea è di non abbassare mai il tiro, di non mettere in calendario proposte di ripiego, perché solo dando buon esempi, si può fare un buon raccolto. Le nostre proposte tendono a non essere accondiscendenti verso progetti di dubbia qualità, anche perché proprio i guilmesi dal 2007 (quando abbiamo iniziato con le attività di GAP, prima che fossimo GuilmiArtProject), hanno dimostrato di essere sì, altamente reattivi agli stimoli, organizzando loro stessi palinsesti “culturali” di vario genere, ma allo stesso tempo di avere proposizioni che rivelano un’interpretazione al ribasso di ciò che era stato fatto a GAP.

Guilmi è un piccolissimo paese, con equilibri sedimentati nel corso di decenni e nuove forze di ritorno o di dispersione che agiscono comunque con grande lentezza. Secondo voi che tipo di cambiamento sta imprimendo GAP alla storia sociale di Guilmi? Esiste questo cambiamento? E se esiste ha preso forme collettive e rituali oppure è un cambiamento solo subito dagli abitanti?
Nei confronti dell’arte sta avvenendo una rivoluzione lenta ma costante: una consapevolezza diversa anno dopo anno, una confidenza maggiore con il lavoro degli artisti. Ciò è anche dovuto all’aspetto rituale oramai irrinunciabile che accompagna la residenza. Dal punto di vista umano invece, l’apertura e l’amicizia sono state immediate: un rapido incontro tra i guilmesi e le presenze esterne in paese (in occasione della residenza sono almeno un quarto della popolazione). Alla prima edizione di GAP, solo una ventina d’indigeni presenziavano all’inaugurazione della mostra, ora c’è tutto il paese. All’inizio gestivamo tutto noi, eravamo il riferimento per offrire servizi e per avvicinare gli autoctoni agli ospiti. I guilmesi indicavano noi e gli amici di GAP, come “gli artisti”. Da due, tre anni la consuetudine è cambiata, ci si conosce e ci si chiama per nome. In un tempo molto rapido, le due sfere si sono avvicinate e oramai si conoscono e collaborano a prescindere dalla nostra presenza. La festa conclusiva della residenza, che prima si svolgeva a casa nostra, ora si fa al campo sportivo e interviene tutto il paese. Stiamo inserendo i ragazzi del posto nell’organizzazione. Questo non cambia forse il paese, ma porta nuova linfa a GAP ed è un’esperienza importante di crescita comune.

GAP 2013, Fabrizio Prevedello monta il Solido alle intemperie

Quali sono i sistemi di finanziamento che rendono GAP possibile? Quali sono i rischi nell’intervento di un sistema di finanziamento pubblico? E le difficoltà nell’accedere a quello privato?
Finora GAP si è completamente autofinanziato: all’artista offriamo viaggio, vitto, alloggio, produzione del lavoro e nostre competenze. Il baratto, il dono, l’aiuto spontaneo dei guilmesi e di altri gappisti ammortizza i nostri investimenti. La nostra gadgettistica serve più al fanatismo che per coprire i costi di GAP, e da qualche mese offriamo la possibilità di affittare la casa nei periodi liberi dalla residenza, quindi, contattateci! L’autofinanziamento è una resistenza ad un sistema di spreco che non vogliamo avallare, anche se la crescita di GAP e le responsabilità verso l’esterno che ne conseguono, ci fanno spesso interrogare se sia il caso di aprirci a finanziamenti esterni, che pure vengono elargiti a situazioni episodiche e di dubbio interesse. Ma arriviamo sempre a darci la stessa risposta: se deve essere un lavoro procurarci un finanziamento esterno, preferiamo dedicare le nostre energie alla qualità di ciò che facciamo. Non vogliamo essere condizionati nelle proposte, dalle rendicontazioni, né entrare in giri di favori politici, che, specie in Abruzzo, sono connaturati ai finanziamenti pubblici, ma anche privati. Dedicando a GAP il nostro tempo libero, sicuramente non vogliamo sprecarlo nella compilazione di bandi per richieste di finanziamenti.

GAP 2011, Nicola Toffolini prepara Offesa della Natura, opera n. 1

Avete mai intrecciato relazioni con progetti analoghi, sia nella regione sia nel resto d’Italia? Quanto è sensato pensare ad una rete delle residenze?
La rete ha senso se parte da connessioni reali ed è uno strumento nelle tue mani. Fare rete in astratto nel nostro caso, dove tutto avviene in risposta ad esigenze immediate e dirette, non ha senso. Facciamo parte di una rete di residenze nazionale con cui abbiamo collaborato e da cui abbiamo tratto vantaggi di visibilità; a volte abbiamo condiviso con altre realtà culturali i nostri progetti. Quando capiteranno occasioni di altre condivisioni puntuali lo faremo. Come per i finanziamenti pubblici, pensiamo che le reti abbiano senso fino a quando siano dei mezzi e non diventino fini a se stessi. Noi facciamo rete interessandoci realmente a dei soggetti, che andiamo a conoscere di persona, e poi magari, da cosa nasce cosa. In Abruzzo ci sono realtà che ci incuriosiscono, ma con cui non abbiamo mai collaborato (anche perché il nucleo principale di GAP risiede in Toscana), ad esempio il Museo Laboratorio di Città Sant’Angelo.

Dopo edizioni, probabilmente prende corpo una esigenza di maturazione, una cosiddetta crisi di crescita. Verso quali direzioni va GAP, cosa è cambiato e cosa cambierà rispetto alle precedenti edizioni? Quali sono invece i punti fermi?
Dei cambiamenti e delle crisi di GAP abbiamo già discusso sopra; per il futuro, non ci piace pianificare. Sappiamo che fino a quando ci sarà un artista che ci incuriosisce, probabilmente GAP andrà avanti e continuerà ad alimentare belle situazioni. A volte pensiamo a concederci una pausa con delle vacanze vere e proprie, poi il senso di responsabilità di fronte al paese e il senso di continuità con quello che facciamo, ci spingono andare entusiasticamente avanti. Sappiamo che prima o poi GAP procederà da solo, ma come dei genitori che amano la propria creatura, non ci sentiamo ancora pronti per lasciarlo andare.

Guilmi Art Project
via Italia 30, Guilmi (CH)

Info:  +39 349 5745922
guilmiartproject@gmail.com
guilmiartproject.wordpress.com

MADEINFILANDIA
via Migliari, Loc.Filanda
Pieve a Presciano, Pergine Valdarno (AR)

Info: +39 0575 897183
info@madeinfilandia.org
www.madeinfilandia.org

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Pubblicato da Espoarte il 25 Giugno 2014.

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